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Nei centri urbani in estate si verifica spesso un fenomeno microclimatico, definito come “isola di calore”, che comporta un surriscaldamento locale con un aumento delle temperature fino a 4-5° C rispetto alle zone periferiche o alle campagne.

L’estate 2022 è stata particolarmente calda, infatti, lo scorso giugno le temperature hanno superato di 10° la media in alcune parti dell’Europa, Stati Uniti e Asia.

Il timore è che queste ondate di calore possano ripetersi anche negli anni successivi e in forma sempre più aggressiva, causando un cambiamento climatico sempre più irreversibile.

Cosa causa l’insorgere di queste isole di calore?

Il fenomeno è prevalentemente legato ai grandi centri urbani, in quanto il surriscaldamento dipende dalle caratteristiche termiche e radiative delle superfici, spesso sfavorevoli in contesti di elevata urbanizzazione.

Le superfici pavimentate con asfalto scuro, ad esempio, assorbono calore e non permettono un’adeguata traspirazione ed evaporazione del terreno.

La recente ricerca “Global long-term mapping of surface temperature shows intensified intra-city urban heat island extremes” pubblicata su ScienzeDirect e firmata da un Gruppo di ricercatori guidati da Lorenzo Mentaschi del Dipartimento di fisica e astronomia “Augusto Righi” (DIFA) dell’Università di Bologna, ha analizzato la differenza tra le temperature nelle città con problemi di isole di calore e con una popolazione di più di 50.000 persone rispetto alle zone rurali.

 I risultati hanno evidenziato che nelle aree urbane di tutto il mondo, nel periodo 2003-2020, le temperature medie sono state fino a 10 – 15° C più alte rispetto a quelle delle zone rurali.

Quali sono gli effetti e conseguenze del surriscaldamento?

Il primo e principale effetto che insorge è l’innalzamento delle temperature sia in estate che in inverno; successivamente, un maggior calore implica l’utilizzo di condizionatori, climatizzatori e ventilazione meccanica per raffreddare gli ambienti.

Dunque, si consumerà più energia e aumenteranno le emissioni inquinanti.

Come è possibile intervenire per ridurre l’effetto “isola di calore”?

Prima di tutto, va ribadita l’importanza della valorizzazione di progetti urbanistici “consapevoli” attenti al microclima urbano; andrebbe svolto uno studio microclimatico dell’area, favorendo la ventilazione naturale, valutando le migliori forme e dimensioni degli edifici, le ombre e l’inserimento delle aree verdi.

Un intervento vincente sarebbe l’installazione di tetti verdi e giardini verticali che non solo restituiscono spazi utili alla società ma contribuiscono al controllo microclimatico urbano, l’assorbimento di inquinanti e riduzione delle polveri sottili.

In alternativa, si possono realizzare i “Cool Roof”, tetti freddi grazie al rivestimento delle superfici di copertura con materiali riflettenti (riescono a riflettere fino all’80% della radiazione solare).


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